L’acido tossico delle fughe di Wikileaks va in tutte le direzioni tranne che su Israele
Tariq Shadid – Consideriamo per un momento il senso delle “fughe“. Quando si perde qualcosa, di solito comprende una sostanza fluida che si suppone fluisca in una direzione che sfugge dalla sua traiettoria pianificata, a causa di un difetto della struttura costruita per convogliarla. Di solito, se un tubo perde acqua nel vostro sistema, il problema principale è che non si può controllare il flusso e l’acqua va in direzioni che non volete che prenda.
Tuttavia, la definizione di “Wikileaking” sembra seguire leggi naturali completamente diverse. Naturalmente, le informazioni segrete sfuggono dai tubi dove prima passavano. Ma ciò che è strano nel “Wikileaking” è che Israele, un paese noto per i suoi rapporti segreti e la sua intelligenca astuta, riesce a mantenere i piedi asciutti, nonostante la politica di massiccia inondazione, presumibilmente causata dal fondatore di Wikileaks, Julian Assange. La perdita di controllo, che è tipica di altre forme di “fuga“, non sembra applicarsi al Wikileaking – invece, le perdite sembrano essere sotto un controllo perfetto, e guidate con attenzione, in modo da servire gli interessi di un solo stato, vale a dire Israele.
Assange piscia, il mondo si scansa
Praticamente nessun paese al mondo attivamente coinvolte nel Medio Oriente e in altri affari internazionali, per scelta o per posizione geografica, è stato risparmiato dalla recente apertura del vaso di Pandora delle rivelazioni di Assange. Difficile cercare una fonte di informazioni, in questi giorni, senza la “parola” Wikileaks vi appaia almeno una volta, a indicare una combinazione di scene scandalose, accordo segreto o imbarazzante arcano rapporto tra governi che, alla superficie sembrano essere diametralmente opposti gli uni agli altri nel panorama politico.
Dal momento che l’elenco dei Paesi che si affacciano a queste difficoltà include gli Stati Uniti di Obama, molti attivisti anti-imperialisti in tutto il mondo, attendono con ansia le ultime fughe di notizie, e ora intraprendono delle discussioni sulle implicazioni di molte di queste rivelazioni presuntamente dirompenti. Julian Assange è salutato, in tutto il mondo, dalle persone che criticano i loro governi come l’attivista che è stato in grado di mettere in imbarazzo i governi, assistito solo da un piccolo gruppo di sostenitori indipendenti. La sua stella è in rapida ascesa, e anche se si poteva sentire qua e là qualche nota cinica, un forte rumore è onnipresente nei circoli progressisti, è l’applauso dato a questo “campione della gente comune“, come previsto.
Quello che molti sembrano non notare è, però, che, sebbene l’elenco dei paesi che sono messi davanti a un duro imbarazzo, per la pubblicazione dei loro cabli segreti e di resoconti di riunioni, includa l’Autorità palestinese, l’Arabia Saudita e altri Stati del Golfo, l’Egitto e gli Stati Uniti – dove Obama ha seri problemi a causa di una riunione del “Tea Party” dove non è stato invitato – uno dei principali protagonisti politici sgradevole delle alleanze e animosità del Medio Oriente rimane completamente indenne: Israele.
Tanto rumore per vecchie notizie
Cosa ci dice Wikileaks? Che l’Arabia Saudita ha versato olio sul fuoco contro l’Iran? Noi lo sapevamo già. Che l’amministrazione di Abbas, come il governo egiziano, era pienamente consapevole dell’attacco genocida contro Gaza nell’inverno 2009? Non c’è niente di nuovo in ciò. L’elenco potrebbe continuare a lungo, e il peso del disagio ricade principalmente sui leader dei governi arabi. Ma cosa ha tutto questo di veramente nuovo? Ogni arabo che nel mondo legge i giornali, guarda Al-Jazeera e ha un certo livello di comprensione della politica mediorientale, non sa già l’ambito e la portata delle relazioni segrete nella regione? Anche le persone che vivono al di fuori del mondo arabo, sono in gran parte consapevoli di questo.
Oana Lungescu, portavoce della NATO, ha dichiarato il 29 novembre che le rivelazioni di Wikileaks sulla presenza di missili nucleari statunitensi in Europa – soprattutto in Olanda, Belgio e Germania – sono “pericolose“. Perché proprio questo qualcosa sarebbe pericoloso, se è un fatto ben noto che è stato confermato ancora una volta? Se le precedenti rivelazioni non hanno avuto alcun effetto, perché tali notizie dovrebbero averlo? Il fatto che Obama, Sarkozy e i leader cinesi hanno condannato Wikileaks e il suo autore è una differenza significativa? La risposta a queste domande è sì, naturalmente, queste rivelazioni causano spiacevoli situazioni interne, e creano problemi elettorali e imbarazzi politici ai governi in tutto il mondo – tranne in un unico posto, in Israele.
Niente paura: Assange vi dirà di chi fidarsi
Julian Assange, il “maestro nelle rivelazioni” dei complotti internazionali, sembra essere molto irritato da persone che mettono in dubbio i fatti dell’11 settembre. In una intervista con il Belfast Telegraph del 19 luglio 2010, quando gli viene chiesto dell’attacco dell’11/9, ha risposto: “Sono sempre infastidito che la gente sia distratta da falsi complotti come quello sul 9/11, quando forniamo prove di complotti reali, di guerra o massicce frodi finanziarie“.
A quanto pare, Julian “Robin Hood” Assange trova che la storia dei piloti che, con il loro aereo, si sono schiantati direttamente su un gigantesco grattacielo pieno di ignari cittadini, solo perché un dirottatore teneva istericamente un coltello puntato contro la loro vena giugulare, sia perfettamente credibile. Egli crede inoltre, sembra, che quando sventrate con l’aereo i piani superiori di uno dei più grandi edifici al mondo, in orizzontale, l’edificio non solo crollerà spontaneamente fino alla sua base, e in verticale, ma anche, naturalmente, si trasformerà in polviscolo senza lasciare nemmeno un pezzetto di detrito più grande di punta di una penna a sfera – salvo, naturalmente, il passaporto intatto di uno dei presunti dirottatori, che è stato miracolosamente ritrovato intatto tra le rovine del World Trade Center.
A meno che anche tu, caro lettore, non credi alle favole, questo dovrebbe certamente farti porre alcune domande. Tanto peggio per la vostra credibilità, signor Assange.
Cui Bono?
In politica, vi è una regola d’oro per capire quale possa essere la forza trainante dietro degli eventi misteriosi e inaspettati. Questa regola è nota come “Cui Bono“, in latino “buono per chi?” [“a chi giova?“].
Navigate in tutte le fonti di informazione disponibili sulle ultime rivelazioni di Wikileaks, e cercate di trovare una rivelazione unica che davvero farà del male ad Israele, anche sei documenti divulgati, direttamente o indirettamente legati alle politiche in Medio Oriente e, in larga misura, agli affari israeliani. Avete trovato un documento che crei difficoltà al governo della entità sionista, o addirittura, lo abbia leggermente imbarazzato? Pensateci e vi renderete conto che la risposta è un semplice “no“.
Non trovate interessante o degno di nota che molte delle rivelazioni riguardanti gli affari del Medio Oriente, siano a vantaggio diretto di Israele? Se non vi colpisce, leggeteli e riflettete.
Cui bono? Israele. Allora chi è il primo sospettato dietro il fenomeno “Julian Assange”? Ditemelo, o anche solo provate a dirmi che mi sbaglio, mostrandomi un documento di Wikileaks che avrebbe fatto strappare i capelli a Benjamin Netanyahu ed ai suoi compari teppisti, o che anche solo li metta un po’ a disagio. Il mio sospetto è più forte ogni giorno, e l’annuncio dell’Interpol del 1° dicembre, che Julian Assange è ricercato per un caso di molestie sessuali in Svezia non l’esclude. E’ evidente che l’uomo ha fatto arrabbiare molte persone al potere, indipendentemente dal fatto che sia o meno colpevole in questo caso di molestie. Il problema, però, è che nessuna di queste persone è al potere in Israele, cosa che la dice lunga. Non mordereste la mano che vi nutre, non è vero, Julian?
Traduzione di Alessandro Lattanzio – Aurora03.da.ru
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